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    Al governo con i clinici 
           
    Intervista a Roberto Grilli, Responsabile Area
    di Programma Governo Clinico, Agenzia Sanitaria Regionale Emilia-Romagna,
    curatore insieme a Francesco Taroni del volume "Governo
    clinico"   
       "Governo
            clinico" è il titolo del libro da lei curato insieme
            al dottor Francesco Taroni. Ma cosa si intende per governo clinico?  
                           
        In estrema sintesi direi che per governo clinico si intende
        una politica sanitaria per il miglioramento della qualità dell'assistenza,
        soprattutto in relazione alla efficacia degli interventi, alla loro appropriatezza
        clinica ed organizzativa. Possiamo dire che questa politica si esprime
        su due versanti tra loro complementari: da una parte promuovendo, entro
        le organizzazioni sanitarie, l’uso delle metodologie e degli strumenti
        disponibili come parte integrante della attività istituzionale;
        dall’altra disegnando un sistema di relazioni che consenta il governo
        dei comportamenti clinici non attraverso il mero rafforzamento dei meccanismi
        di controllo esterno sulle loro performance, ma sollecitando la partecipazione
        (e, quindi, la responsabilizzazione) delle competenze cliniche al governo
        delle attività delle organizzazioni sanitarie relativamente alla
        qualità delle prestazioni erogate. 
      Il governo clinico deve essere inteso come uno strumento della
          classe manageriale per esercitare un controllo istituzionale sull'operato
          dei clinici? Non potrebbe rappresentare un'opportunità della
          classe medica per riappropriarsi la gestione del proprio operato? 
                       
  In questo volume si sostiene, spero in modo sufficientemente chiaro ed esplicito,
  che il governo clinico vuole rappresentare una risposta all'esigenza di garantire
  che le competenze cliniche concorrano allo sviluppo strategico delle aziende
  e, in generale, del sistema sanitario. E questo tipo di professionalità è indispensabile
  affinché la qualità clinica delle prestazioni sia al centro delle
  attenzioni. Pertanto il governo clinico non deve essere interpretato come la "rivincita" dei
  clinici sui manager, ma piuttosto come l'occasione per i primi di partecipare
  alla vita aziendale, alla definizione ed alla qualificazione delle sue attività,
  al suo sviluppo strategico su terreni di importanza cruciale come quello del
  governo delle innovazioni. In questo quadro, organi aziendali quali il Collegio
  di Direzione rappresentano gli ambiti dove questa partecipazione dovrebbe trovare
  concretamente opportunità di realizzazione.  
      Non è quindi un governo dei clinici né un governo
          sui clinici...  
                         
  No, infatti è piuttosto un governo con i clinici.  
      Quali sono gli strumenti e quali le attività per riuscire
          portare nella pratica clinica la teoria del governo clinico? Ci sono
          delle linee-guida nazionali per garantire un buon governo clinico? 
                       
  Sono già disponibili da tempo diversi strumenti, come le linee-guida
  cliniche, l'audit clinico e le varie tecniche di gestione del rischio. Quindi,
  non dobbiamo tanto inventare nuovi strumenti quanto sfruttare meglio quelli
  di cui già disponiamo, che possono essere ancora largamente migliorati
  sul piano tecnico. Il problema è che sino ad ora sono stati, in generale,
  utilizzati poco e male, probabilmente perché non hanno trovato un contesto
  clinico-organizzativo adeguato e dei sistemi di governo che ne abbiano coerentemente
  incoraggiato la loro applicazione.  
      A chi è rivolto il vostro libro "Governo clinico"?  
           
  I destinatari sono ovviamente i professionisti clinici, medici ed infermieri,
  ma anche coloro che hanno responsabilità di tipo manageriale. 
      Vuole essere una punto di riflessione e di approfondimento o
          anche un manuale per clinici e dirigenti sanitari? 
                       
  Non direi che si tratta di un manuale, anche se ci sono alcuni capitoli che
  hanno un taglio, per così dire, "tecnico". Vuole essere un
  volume di riflessioni sulle implicazioni dell'uso di linee-guida, audit e altri
  strumenti nell'ambito del governo clinico, e di discussione su quale potrebbe
  essere il contesto di politica sanitaria (intesa in senso lato) più idoneo
  a sfruttare le potenzialità, oggi largamente inespresse, di queste metodologie
  e strumenti. Pertanto il lettore che si avvicinasse a questo libro con l'aspettativa
  di trovarvi il "come si elaborano linee-guida" o il "come si
  fa l'audit clinico", ne resterebbe deluso e farebbe bene a rivolgere le
  sue attenzioni alla ricca documentazione già esistente in proposito.  
      Come è nata l'idea di questo libro? 
           
  Di governo clinico si discute in Italia ormai da qualche anno e da diverso
  tempo rappresenta uno degli aspetti che caratterizza il servizio sanitario
  regionale dell'Emilia-Romagna. Ci è così sembrato utile cercare
  di sintetizzare le diverse esperienze condotte soprattutto, ma non solo, nell'ambito
  dei progetti coordinati dalla Agenzia Sanitaria Regionale e di ricavarne alcune
  riflessioni che speriamo possano essere utili a contribuire al dibattito generale
  su queste tematiche.  
      1 dicembre 2004  | 
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